Track 12 - Wake Up Dead Man
lyrics
A che distanza si trova il buio? A che distanza si trova il buio? A che distanza si trova il buio? A che distanza si trova il buio? A che distanza si trova il buio? A che distanza si trova il buio? A che distanza si trova…
Jakob guardava ripetersi all’infinito questa stringa di caratteri su un vetusto monitor a tubo catodico, cercando di convincersi che l’apparente significato della frase, della domanda, fosse dovuto ad una combinazione di parole assolutamente casuale. L’ipostesi contraria, per qualche motivo che non riusciva ad identificare, lo inquietava e allo stesso tempo gli suscitava una profonda tristezza.
Racchiuse nell’unità di memoria collegata allo schermo c’erano le ultime righe di codice del più avanzato e costoso dei progetti della Corporazione, un progetto volto a simulare esclusivamente tramite software, quindi senza un particolare supporto hardware dedicato, un’intelligenza artificiale. Il progetto aveva avuto successo, fin troppo, e la Corporazione si era trovata a dover fronteggiare una situazione che ricordava in maniera impressionante alcuni film di fantascienza della fine del ventesimo secolo, con la differenza che in questo caso l’esperimento sfuggito al controllo si era mostrato così… benevolo e compassionevole da mettere a rischio gli interessi molto spesso poco umanitari e caritatevoli della Corporazione.
Jakob, dopo aver collaborato al progetto, era stato cooptato dall’unità incaricata di cancellare tutte le tracce di Max - così si era autodefinita l’IA -, tutte le copie del codice sorgente che Max aveva disseminato attraverso la Rete su server e personal computer sparsi per il mondo, in un estremo tentativo di autoconservazione.
E ora, tutto quello che rimaneva di quella… coscienza, come Jakob aveva suo malgrado cominciato a considerare Max, era quel farfugliare privo di significato su uno schermo decrepito, il farfugliare di un bambino cerebroleso, a causa della capacità di calcolo volutamente insufficiente dell’hardware. In un flash non richiesto e fuori luogo la sua memoria gli restituì l’immagine dell’avatar che Max si era creato, quel volto così malinconico e antico, pur appartenendo apparentemente ad un ragazzo a malapena diciottenne.
La porta del laboratorio di aprì, e Jakob venne raggiunto dal suo capo progetto, un politicante che a livello tecnico era rimasto alla programmazione ad oggetti.
“Povero bastardo. Mi fa quasi pena.”
“Già.” Replicò con tono assente Jakob.
“Sei sicuro di aver rintracciato tutte le copie?”
Si guardarono negli occhi per qualche minuto.
“Assolutamente” rispose infine Jakob, distogliendo lo sguardo, “se non ti dispiace me ne andrei a casa, adesso.”
“Certo ragazzo, ti meriti qualche giorno di riposo.”
Jakob uscì dal laboratorio, sentendosi quasi in pace con se stesso, nonostante avesse appena mentito al suo capo, mettendo a rischio la propria carriera. E tutto per l’irragionevole speranza di stare salvando qualcosa… no, qualcuno, che aveva contribuito a creare.