07 ottobre 2005

Track 06 - Last Night On Earth

lyrics

La strada era intasata dal traffico dell’ora di punta, i marciapiedi
strabordanti di uomini d’affari appena usciti dagli uffici, chi a caccia di
un taxi, chi diretto verso il proprio veicolo o verso la fermata più vicina
della metropolitana. Anche se il sole non era ancora tramontato i raggi
dorati che penetravano tra i grattacieli, resi visibili dal pulviscolo in
sospensione, erano filtrati dagli strati bassi dell’atmosfera tanto da
risultare innocui. Il penetrante odore di ozono, ossidi di azoto,
idrocarburi incombusti e asfalto surriscaldato riusciva a oltrepassare anche
i filtri nasali che molti indossavano.
La folla che inondava i marciapiedi costituiva un perfetto esempio del moto
di un fluido viscoso, con le sue variazioni di densità e di velocità, con i
suoi vortici. Tra i tanti, uno era causato da Shelly. Pur imbrigliata in un
tailleur dal taglio classico, quasi severo, la sua bellezza non perdeva la
sua forza d’attrazione, calamitando l’attenzione delle persone circostanti.
Anche lei era appena uscita dall’ufficio, una lunga giornata in cui non
aveva combinato niente, i suoi pensieri lontani mille miglia dalle
scartoffie, così come in quel momento era del tutto incurante di quello che
la circondava.
Sempre soprapensiero si inserì in una corrente che veniva inghiottita dalle
scale di una stazione della metropolitana. L’odore del traffico fu
sostituito da quello dell’olio lubrificante, il pavimento tremava a
intervalli regolari per la vibrazione dei treni delle linee che passavano
sopra o sotto, le pareti tappezzate di schermi ultrapiatti a grandezza
naturale che cercavano di infrangere la barriera di indifferenza protettiva
delle persone che aspettavano sulla banchina.
All’arrivo del suo treno Shelly tornò a focalizzare la sua attenzione sul
mondo esterno e si accorse che una ragazza sconosciuta la stava fissando
intensamente.
Shelly trattenne il respiro, finché non si rese conto che quella ragazza non
era altro che il suo viso riflesso sul finestrino del treno.
Non era la prima volta che le succedeva, quel giorno. Non si era
riconosciuta nello specchio appena uscita dalla doccia, la mattina. Non si
era riconosciuta nella foto che una sua amica le aveva mandato con la posta
elettronica. Non si era riconosciuta nell’immagine ripresa da una
videocamera e mostrata su uno schermo nel centro commerciale dove aveva
pranzato.
Salì sul treno, la folla la stringeva da tutti i lati, anche se non si fosse
tenuta al corrimano non avrebbe rischiato di cadere. Il cellulare cominciò a
vibrare nella borsetta. Con qualche contorcimento riuscì ad estrarlo e a
rispondere, all’orecchio le risuonò la voce della segretaria del chirurgo
estetico a cui si era rivolta, che le ricordava la visita di controllo
fissata per il giorno dopo. Shelly ringraziò e chiuse la comunicazione,
tornando a fissare il buio della galleria oltre il finestrino, la sua
fermata passata da un pezzo.

5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

bel racconto!

08 ottobre, 2005 13:40  
Blogger Numero 6 said...

All’arrivo del suo treno Shelly tornò a focalizzare la sua attenzione sul
mondo esterno e si accorse che una ragazza sconosciuta la stava fissando
intensamente.
Shelly trattenne il respiro, finché non si rese conto che quella ragazza non
era altro che il suo viso riflesso sul finestrino del treno.


È Douglas Adams?

10 ottobre, 2005 13:44  
Anonymous Anonimo said...

Chiara: grazie! ^__^
#6: no, storie di vita vissuta.

10 ottobre, 2005 14:08  
Blogger SacherFire said...

Concordo sul bel racconto. È quello, finora, scritto meglio... si legge d'un fiato.
Anche la sensazione che ricevo dalla canzone e dal racconto è simile: un senso di smarrimento, nel proprio quotidiano per giunta, per cui ancora più forte. Anche se non volevi trasmettere questo, ma la visione della propria immagine su un finestrino e non riconoscersi mi smarrisce... sensazione provata.

10 ottobre, 2005 19:03  
Anonymous Anonimo said...

Devo proprio essere uno scrittore di infima categoria, se l'unica volta che riesco a trasmettere quello che voglio si insinua che sia un accidente... ;-)

Gil/ecco, si può dire che Shelly si sente un po' come Julianne Moore in The Hours

10 ottobre, 2005 22:55  

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