Track 02: Do You Feel Loved?
lyrics
Shelly era appoggiata al bancone del bar. Notò appena le tre ragazzine iper-truccate e ipo-vestite, finché non provarono a ordinare.
Invece di usare il touch screen, tentarono di parlare, ottenendo come unico risultato quello di sembrare dei pesci boccheggianti, le voci completamente annichilite dalla musica. Con un gesto stizzito il barista indicò loro il touch screen e le ragazzine si guardarono, indecise tra l'imbarazzo e il divertimento.
'Pivelle', pensò Shelly, quasi con affetto.
Finì con un sorso il suo drink e si diresse verso la pista, con il suo ancheggiare felino, pronta a fendere la folla invasata con leggera eleganza. Molte teste si voltarono al suo passaggio, uomini e donne in ugual numero. Lei era alta, fisico perfetto, occhi verdi e capelli rosso scuro.
Era bella ed era perfettamente consapevole di esserlo. E come poteva essere altrimenti? Dopo le interminabili ore di palestra per scolpire il corpo, gli interventi di chirurgia estetica per livellare i difetti, le lezioni di portamento e di danza…
Si accorse che un uomo, carnagione scura, muscoli scolpiti, labbra carnose, la stava guardando con qualcosa in più che semplice ammirazione. Decise di stare al gioco. Si avvicinò a lui e cominciarono a ballare, praticamente avvinghiati l’uno all’altra. La gente attorno li osservava, con bramosia, cercando di assorbire almeno il riflesso della sensualità che emanava dalla coppia.
L’uomo era sempre più provocante, stava cercando di portare la situazione oltre il punto di rottura. La musica finì e Shelly tirò un sospiro di sollievo, il caso l’aveva aiutata a disimpegnarsi prima che le cose precipitassero.
Mentre cominciava un altro brano lei sgattaiolò via. Raggiunse la porta delle toilette, socchiudendo gli occhi per via dei neon lividi che illuminavano la parte comune dei lavandini. Guardò distrattamente la propria immagine riflessa negli specchi, incurante degli sguardi di ammirazione, di invidia, anche di desiderio sessuale che le lanciavano le altre donne.
La musica era ridotta ad un rumore di fondo, che accompagnava i pensieri di Shelly. Chiuse gli occhi, lottando con se stessa per trattenere le lacrime.
Cristo, aveva tutto quello che aveva sempre desiderato, e ancora non era soddisfatta! Un uomo, incredibilmente sexy, l’aveva desiderata e lei era scappata. Cosa c’era che non andava?
Aprì gli occhi, fece finta di controllarsi il trucco e uscì dalla toilette, sperando di confondersi nella folla, nella semioscurità, nell’anonimità della discoteca. Ma anche questo suo desiderio doveva essere frustrato: mentre cercava di attraversare la pista, il silenzio calò sulla discoteca, che sembrava essersi cristallizzata nell'istante in cui la musica, ogni rumore era cessato.
Shelly era appoggiata al bancone del bar. Notò appena le tre ragazzine iper-truccate e ipo-vestite, finché non provarono a ordinare.
Invece di usare il touch screen, tentarono di parlare, ottenendo come unico risultato quello di sembrare dei pesci boccheggianti, le voci completamente annichilite dalla musica. Con un gesto stizzito il barista indicò loro il touch screen e le ragazzine si guardarono, indecise tra l'imbarazzo e il divertimento.
'Pivelle', pensò Shelly, quasi con affetto.
Finì con un sorso il suo drink e si diresse verso la pista, con il suo ancheggiare felino, pronta a fendere la folla invasata con leggera eleganza. Molte teste si voltarono al suo passaggio, uomini e donne in ugual numero. Lei era alta, fisico perfetto, occhi verdi e capelli rosso scuro.
Era bella ed era perfettamente consapevole di esserlo. E come poteva essere altrimenti? Dopo le interminabili ore di palestra per scolpire il corpo, gli interventi di chirurgia estetica per livellare i difetti, le lezioni di portamento e di danza…
Si accorse che un uomo, carnagione scura, muscoli scolpiti, labbra carnose, la stava guardando con qualcosa in più che semplice ammirazione. Decise di stare al gioco. Si avvicinò a lui e cominciarono a ballare, praticamente avvinghiati l’uno all’altra. La gente attorno li osservava, con bramosia, cercando di assorbire almeno il riflesso della sensualità che emanava dalla coppia.
L’uomo era sempre più provocante, stava cercando di portare la situazione oltre il punto di rottura. La musica finì e Shelly tirò un sospiro di sollievo, il caso l’aveva aiutata a disimpegnarsi prima che le cose precipitassero.
Mentre cominciava un altro brano lei sgattaiolò via. Raggiunse la porta delle toilette, socchiudendo gli occhi per via dei neon lividi che illuminavano la parte comune dei lavandini. Guardò distrattamente la propria immagine riflessa negli specchi, incurante degli sguardi di ammirazione, di invidia, anche di desiderio sessuale che le lanciavano le altre donne.
La musica era ridotta ad un rumore di fondo, che accompagnava i pensieri di Shelly. Chiuse gli occhi, lottando con se stessa per trattenere le lacrime.
Cristo, aveva tutto quello che aveva sempre desiderato, e ancora non era soddisfatta! Un uomo, incredibilmente sexy, l’aveva desiderata e lei era scappata. Cosa c’era che non andava?
Aprì gli occhi, fece finta di controllarsi il trucco e uscì dalla toilette, sperando di confondersi nella folla, nella semioscurità, nell’anonimità della discoteca. Ma anche questo suo desiderio doveva essere frustrato: mentre cercava di attraversare la pista, il silenzio calò sulla discoteca, che sembrava essersi cristallizzata nell'istante in cui la musica, ogni rumore era cessato.
2 Comments:
Vedo come momento chiave del racconto la vista si sè stessa (Shelly) allo specchio. Così le sensazioni della canzone le incentri sulla mancanza di soddisfazione. DYFL fu la canzone che, ai primi ascolti di Pop, mi colpì di più. Ti senti amato/a? La risposta automatica, senza conoscere il testo, fu: no. Forse la sensazione che esce dalla canzone non è causata dall'aver avuto troppo, troppi desideri soddisfatti che poi alla lunga rischiano di svuotarti, ma la vedo più come mancanza di soddisfazione causata dall'aver avuto troppo poco. DYFL? no!, perché in fondo è proprio quello che cercava, e non lo ha mai trovato. Magari era questo che volevi trasmettere col racconto...
Italian lesson [for me ;-P]: iper-truccate, ipo-vestite - che brutte espressioni, la semplicità imho paga molto di più in termini espressivi. Un 'poco vestite' ci starebbe decisamente meglio al posto di questi arzigogoli... davvero, non serve inventarsi delle espressioni che già esistono, molto più chiare. E anche il periodo finale, la cristallizzazione della discoteca... da rivedere; si capisce cosa vuoi descrivere, ma è troppo contorto... forse è quel 'sembrava' che non c'incastra (tutto si ferma, tutto cessa... non è quindi un sembrare, è un essere)
Invece per me iper-truccate e ipo-vestite fanno molto PoP e molto Zooropa, quindi ci stanno bene. Peccato che a Gil non gli piaccia Babyface :)
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